“Quando arriva la prima volta, improvvisamente tutto si modifica, tutto sembra perdere di valore. Esiste solo la paura, tanta paura di non riuscire a sopravvivere”.
Questa è in genere la descrizione che ricevo quando si prova la prima volta un attacco di panico.
Ma cos’è questo tanto temuto attacco di panico?
Stiamo parlando di un breve episodio, ma intenso, di ansia elevata all’ennesima potenza, di durata massima di circa 20 minuti. Arriva come un fulmine a ciel sereno, anche se ha sempre un fattore scatenante e spaventa non poco chi lo prova.
Inizialmente ci sono sintomi fisici, di cui i più comuni sono:
- Palpitazioni, tachicardia, cardiopalmo
- Sudorazione
- Brividi
- Dolore al petto
- Sensazione di soffocamento
- Tremori
- Nausea
- Instabilità
- Paura di impazzire
- Derealizzazione o depersonalizzazione
- Paura di morire
Insieme a questi sintomi, ci sono i pensieri che accompagnano l’attacco, che sono altrettanto disturbanti. Ad esempio ..”Morirò”…”Svengo”…”Ho paura che ritorni”…” Sto impazzendo”. Questa esperienza comporta una nuova “paura della paura”. La persona teme che si ripresenti, cerca quindi di evitare tutte quelle situazioni che potrebbero essere motivo di panico, o che potrebbero non aiutarlo in caso di paura, ad esempio posti affollati, chiusi e senza una comoda via di uscita. Si sente dentro un tunnel, dove non vede luce, si sente in balia dell’ansia che fa da padrona. In realtà è tutto un processo in cui la persona ha più controllo di quello che crede, in quanto sono i pensieri che interpretano erroneamente i normali sintomi fisici e li fanno vivere come reali pericoli. Proprio perché quello che si teme sono le sensazioni fisiche, si elimineranno anche quelle attività ( attività fisica, sessuale,..) o sostanze ( es. caffè, thè..) che possono attivare l’organismo in modo fisiologico. Questa modalità di comportamenti sono molto limitanti per la vita e le relazioni interpersonali.
La persona diventa più vulnerabile, più sensibile e spesso, oltre alla paura stessa dell’attacco, si instaura la paura che non passi più, e che non si riesca più a vivere come prima.
Il percorso terapeutico che in questi casi mi piace intraprendere è innanzitutto ridare fiducia alla persona, offrire degli strumenti per poter affrontare queste paure, ma soprattutto capire il messaggio di questo sintomo.
Capire che il sintomo ha un significato sul quale insieme si lavorerà finché non lo si trasformerà in benessere.